BASILICATA ON THE ROAD
Non è stato certamente un “Basilicata coast to coast ” come quello di Rocco Papaleo, ma il fascino di fare un viaggio in mezzo alle brulle colline condite da cieli tersi stampati da nuvolette di panna montata, nessuno me lo ha tolto.
Era da tanto che volevo visitare questa terra che sembra non esistere visto che nessuno ne parla, un po’ come il Molise. E invece ho una grande notizia, sicuramente scontata: la Basilicata c’è ed è viva. 🙂
La tappa principale era Matera e descriverla mi rimane difficile, bisogna vederla anzi chi non l’ha fatto ancora deve andarci!
Ha un fascino tutto suo, ha una forte personalità che forse un po’ cambia forma visto il pieno di turisti presenti; è stata proclamata capitale europea della cultura per il 2019 (ha vinto lo scontro in finale proprio contro la mia Siena!!).
Due notti e una giornata intera passata a zonzo per le storiche vie dei Sassi di Matera.
Un venticello faceva capolino ad ogni angolo rendendoti il caldo di agosto piacevole.
Ma per arrivarci mi sono perso per le campagne roventi, infatti uscito dall’autostrada e imboccata la statale mi sono trovato dinanzi ad una Route66 tutta lucana! Un po’ ho resistito, ma poi ho deviato per una stradina a sterro, malmessa, tutta ciottoli e terra smossa. Un po’ di sano enduro alla mia Gs non fa male, anzi dopo l’ho sentita piu’ sciolta, “cantava” meglio.
Qualche km all’interno della campagna e poi costretto a fare dietrofront per il gran caldo ma sopratutto per la strada interrotta da un gregge di pecore con a guardia un paio di cani enormi abbastanza minacciosi!
Il direttore dell’albergo dove ho soggiornato a Matera e’ un motociclista e da bravo fratello BMWista mi ha fatto un gradito sconticino, oltre a darmi consigli sugli itinerari della zona.
Mi sono fatto spiegare la strada piu’ panoramica per arrivare a Craco, il paese fantasma.
Craco si trova a circa 50km da Matera ed è un paese ridotto ad una rovina a causa di una serie di frane. Sembra che la causa sia dovuta da lavori di infrastrutturazione, fogne e reti idriche, a servizio dell’abitato. A partire dal 1963, piano piano la popolazione del paese iniziò ad essere evacuata e parte degli abitanti si trasferì a valle, in località “Craco Peschiera” e dopo il terremoto del 1980 Craco vecchia venne completamente abbandonata.
Sono arrivato alle 10 e dopo un’oretta è iniziata la visita, tramite un itinerario guidato, messo in sicurezza da eventuali crolli.
L’unico ad abitarci è un pastore con il suo gregge di pecore.
Visitando quello che rimane di questo paese immerso nei caldissimi calanchi lucani, ho la sensazione di essere sospeso nel tempo. Il vento è forte e lo senti come fosse padrone di tutto intorno a te. Surreale tutto cio’.
Riparto e attraversando l’appenino lucano mi sono preso una bella frescata. La temperatura è scesa d’improvviso, cielo a macchia di leopardo e un gran vento di tramontana.
Arrivo a Sepino, un paesello nel Molise, al confine con la provincia di Benevento la cui accoglienza mi ha commosso. Ho domandato dove poter dormire e un ragazzo mi ha accompagnato da un’affittacamere, poi mi ha offerto l’aperitivo e infine mi ha trovato un’osteria da “rutto” libero!! Il tutto ripagato con una stretta di mano e un semplice “grazie”. Alla “facciaccia” di TripAdvisor!!!
La mattina dopo salgo in moto con temperatura invernale e pioggia finissima, peccato perchè volevo vedere Saepinum, un sito archeologico di una città romana ben visibile, proprio a due passi da Sepino.
Visto il meteo cambiamento di programma con direzione mare, il Tirreno a San felice Circeo.
Qui all’ora di pranzo mi trovo con il mio amico Lorenzo insieme al suo Monster, per cosi’ passare insieme gli ultimi due giorni del viaggio.
Cittadina turistica della Roma “benestante”. Troviamo una pensioncina da un par di stelle in cui facciamo abbassare notevolmente l’età media!! 🙂
Il centro storico si trova in collina e la vista mare è bellissima.
Il viaggio continua il giorno dopo con destinazione casa, non prima di aver fatto tappa a Montefiascone per un piacevolissimo pranzo sulla riva del Lago di Bolsena. Il ristorante ha il sentore della Grecia: l’arredamento tutto bianco e al posto del pavimento una fresca rena sabbiosa. Si chiama “La Capanna del Pescatore“, è gestito da una cooperativa di pescatori e il pesce qua è sempre fresco di giornata! Appena arrivi il “capoccia” del locale, dal simpatico accento viterbese, ti mette in mano un bicchiere di vino bianco e subito un brindisi di benvenuto condiviso da tutti gli altri commensali! E poi via con il pesce coregone, degno protagonista del gustoso pranzo.
Dopo aver smaltito con una goduta siesta alla merigge degli ulivi di fronte al ristorante la scorpacciata di pesce e la cascata di vino bianco, io e Lorenzo ci rimettiamo in viaggio. Poco meno di due e ore e siamo di nuovo in Valdichiana.
Come mio solito riesco a metabolizzare i viaggi soltanto dopo un po’ di tempo e scrivendo qui sento che un pezzettino di me è scivolato come acqua piovana nei cretti dei calanchi lucani.
Buon Viaggio….
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